– A cura di Alessandro Mosele –
Dopo l’articolo di qualche anno fa di introduzione sui pannelli radianti (I pannelli radianti a pavimento, benefici e false credenze da sfatare), viste anche le numerose richieste di informazioni e chiarimenti da parte dei clienti, voglio scrivere una breve sintesi sui massetti autolivellanti e sulle ragioni che potrebbero portare a preferirli, qualora abbinati a pannelli radianti, rispetto ai massetti tradizionali in sabbia e cemento.
I pannelli radianti come noto devono essere posati nel rispetto della UNI EN 1264-4 che costituisce la regola dell’arte in questo settore. Allo stato attuale, per pannelli radianti costituiti da tubazioni annegate in un massetto di copertura che costituisce poi la base per la posa dello strato di finitura calpestabile, sono possibili sostanzialmente due scelte:
- massetti tradizionali;
- massetti autolivellanti.
C’è in verità una terza possibilità, quella delle cosiddette livelline, che consentono spessori del massetto minimi, ma sono vincolate all’utilizzo di pannelli isolanti più duri e costosi, e in questa sede la ignoriamo.
Per i massetti tradizionali è richiesto uno spessore di massetto sopra la tubazione di almeno 45mm ed è necessario un additivo fluidificante, fornito generalmente dal produttore dei pannelli radianti, per minimizzare l’utilizzo di acqua e ridurre la presenza di aria così da evitare problemi di fessurazioni in fase di ritiro garantendo al tempo stesso migliori prestazioni in termini di conduttività termica. Alcuni produttori (per esempio Rehau) richiedono anche l’additivazione del massetto con fibre polimeriche (sono polimeri di qualche millimetro a struttura tridimensionale che garantiscono maggiore elesticità del massetto), che hanno lo stesso effetto della rete metallica nel ridurre il rischio di fessurazioni. Spessori maggiori con eventuali armature sono necessari per massetti industriali a seconda dei carichi richiesti.
In ambito civile trovano sempre maggior applicazione i massetti autolivellanti, sia a base di anidrite che a base cementizia. Questi hanno di per sè ottima fluidità e pertanto non richiedono l’aggiunta dell’additivo fluidificante. La resistenza meccanica è superiore ai massetti tradizionali. Non si usano reti o fibre da aggiungere all’impasto. La posa del rivestimento avviene dopo l’applicazione di un primer (a rullo o pennello) specifico a seconda del tipo di finitura (legno o ceramica). Generalmente il primer viene fornito dal produttore del massetto. La conduttività termica dei massetti a base di anidrite è migliore rispetto a quelli a base cementizia (mediamente 1,8-1,9W/mK contro 1,4W/mK). La densità dei massetti autolivellanti è analoga a quelli tradizionali (2000-2200 kg/m³), ma lo spessore minimo consigliato dai produttori (generalmente 30mm) consente una sensibile riduzione dei pesi complessivi del solaio (circa 30kg/m² per 15mm di spessore in meno).
Si dovrà evitare con attenzione la penetrazione dell’impasto sotto l’isolante con una perfetta posa dei pannelli (se bugnati) e nel caso di pannelli lisci con l’eventuale posa di fogli di PE tra l’isolante e le tubazioni (ovviamente mai sopra i tubi radianti!).
Attenzione a non eccedere nello spessore consigliato, si potrebbero creare problemi di cavillature per un’asciugatura troppo disomogenea. Il costo di un massetto autolivellante negli spessori consigliati dal produttore non è generalmente molto maggiore rispetto a quello di un massetto tradizionale e si attesta sui 20€/m², per superfici di posa di 100-200m², ma per superfici superiori possono anche risultare inferiori.
I principali vantaggi dei massetti autolivellanti rispetto a quelli tradizionali sono dovuti sia alle caratteristiche fisiche e meccaniche che al minor spessore di posa e sono essenzialmente:
- riduzione della massa del solaio;
- riduzione dell’inerzia termica;
- migliore conduttività termica;
- tempi di posa e di asciugatura inferiori;
- migliori caratteristiche meccaniche;
- assenza di additivi fluidificanti e di reti di armatura (a seconda dei prodotti);
- assenza di giunti di dilatazione (fino a 250m² e in base alla geometria degli ambienti, a seconda dei prodotti);
- possibilità di impiegare prodotti realizzati a partire da materiali naturali (come l’anidrite naturale utilizzata per il Ferri FZ180 Bio Thermal o il Knauf FE80).
La miglior conduttività termica abbinata al minor spessore comporta la riduzione della temperatura di mandata di circa 1°C rispetto ad un massetto tradizionale.
I massetti autolivellanti, abbinati a finiture superficiali con analoghe caratteristiche di conducibilità termica, come il gres porcellanato, sono ideali per sistemi con pompe di calore, dato che massimizzano il rendimento medio stagionale dell’impianto grazie alla possibilità di ridurre le temperature del fluido in circolazione sotto i 30°C per gran parte della stagione di riscaldamento. Con massetti tradizionali e finiture in legno sarebbe richiesta una temperatura di mandata superiore di 5-6°C con incrementi dei consumi dovuti al calo di efficienza della PDC maggiore di almeno il 10%.
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