– A cura di Alessandro Mosele –
“Non sprecare” è il titolo di un bel libro di Antonio Galdo pubblicato qualche anno fa ma ancora estremamente attuale, forse oggi più di allora. Credo anch’io che la sobrietà e la lotta al non spreco rappresentino oggi prima di tutto un necessario atto di giustizia sociale, oltre che una strada per una vita migliore e più felice.
Tra le tante storie virtuose narrate nel libro c’è quella di Casa Acmos, “uno spazio dove creare una comunità per aiutare i giovani che, colpiti dalla dipendenza dei consumi, non sanno distinguere tra le persone e le cose, e sprecano inutilmente energie, tempo, cibo e denaro”. Sul tema dello spreco si potrebbero scrivere pagine e pagine, ma quello che mi preme sottolineare è che la soluzione efficace di questa piaga passa solo ed esclusivamente da un radicale cambiamento culturale.
Non mi voglio dilungare troppo su questi aspetti, potrà esserci modo di approfondirli in altre occasioni. In questo articolo mi preme illustrare un caso pratico in tema di riduzione degli sprechi energetici, più precisamente in ambito di riscaldamento e produzione di acqua calda sanitaria in edifici ad uso civile.
Della possibilità di “ridurre le bollette” grazie ad un uso più razionale dell’energia e alla riduzione degli sprechi ne accennai già in questo articolo: Buone prassi comportamentali per il risparmio energetico negli impianti di climatizzazione, evidenziando la necessità modificare comportamenti acquisiti poco virtuosi. Sull’importanza di individuare gli interventi più convenienti attraverso la diagnosi energetica ne parlai qui: Riqualificazione e diagnosi energetica degli edifici.
In particolare sottolineavo come “il miglioramento della gestione degli impianti può portare a risparmi energetici annuali fino al 15-20%, a costi praticamente nulli”.
Il caso pratico che voglio brevemente illustrare riguarda proprio quello accennato nel primo articolo citato sopra. Si trattava di alcune strutture e relativi impianti, con diverse destinazioni d’uso, che nel loro complesso consumavano mediamente quasi 34.000 m3 di gas metano all’anno.
Gli interventi per la riduzione dei consumi erano vincolati dal commmittente a investimenti estremamente ridotti. Si trattava quindi di individuare interventi di basso costo che consentissero di ottenere brevi tempi di ritorno dell’investimento.
Con tali vincoli si è scelto quindi di partire da una diagnosi energetica semplificata che consentisse di individuare i principali punti deboli in particolare di gestione e regolazione degli impianti.
Con la sensibilizzazione e il coinvolgimento degli utenti (è stata predisposta anche un’informativa ad hoc) si sono quindi attuati questi interventi:
- Riduzione, nel rispetto delle reali esigenze e in funzione delle tipologie di impianti presenti, delle temperature degli ambienti riscaldati e ottimizzazione degli orari di riscaldamento;
- Ottimizzazione dei parametri impostati sulle centraline di termoregolazione presenti;
- Inserimento dove necessario di orologi per temporizzare il funzionamento degli impianti sia di riscaldamento che di produzione di acqua calda sanitaria, così da minimizzare le dispersioni termiche e i consumi elettrici.
Nel corso della stagione invernale, a seguito di un calcolo di verifica più dettagliato, si è ritenuto conveniente anche isolare le tubazioni in centrale termica.
Alla fine della stagione di riscaldamento si sono potuti confermare i risultati attesi, con una riduzione media dei consumi del 20% e un picco di quasi il 40% di risparmio per la struttura “C”. Qui c’è stato maggior margine di intervento grazie alla presenza di un regolatore climatico in cui sono stati ottimizzate le temperature ambiente e la curva climatica e alla possibilità di spegnere l’impianto per circa una decina di giorni nel corso del periodo natalizio di inutilizzo della struttura.
Grafico 1. Consumi di gas metano prima e dopo gli interventi.
Nel grafico 2 si evidenziano il tempo di ritorno dell’investimento e il valore attuale netto dell’investimento (VAN). Si osserva che il VAN, convenzionalmente calcolato a 20 anni, assume un valore puramente teorico visto che gli i generatori di calore esistenti hanno già una certa età e dovranno verosimilmente essere sostituiti tra qualche anno. Sono però evidenti i risparmi annuali medi attualizzati di circa 5000€, a fronte di un investimento di importo nettamente inferiore.
Grafico 2. Tempo di ritorno dell’investimento e VAN.
Con l’esempio illustrato si è voluto dimostrare come sia realmente possibile (ed oserei dire necessario) proporre e sforzarsi di attuare radicali cambiamenti culturali che sostengano buone prassi comportamentali per un uso più razionale dell’energia e la riduzione degli sprechi. Questi virtuosi cambiamenti culturali, abbinati a interventi di tipo tecnico-impantistico, consentono di raggiungere anche ragguardevoli risultati di risparmio energetico. E’ scontato che niente deve essere improvvisato e che la chiave del successo di qualsiasi intervento di risparmio energetico è una diagnosi energetica effettuata da professionisti qualificati.
Per approfondimenti:
- Cambiamento comportamentale ed efficienza energetica
- Autori vari, Ogni chilowattora conta – Rapporto per i cittadini sull’efficienza energetica, ENEA, 2012, scaricabile da qui
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