– A cura di Alessandro Mosele –
Nel contesto di un incarico che sto seguendo in materia di efficientamento energetico di impianti di riscaldamento mi è capitato di verificare, ancora una volta, come il comportamento umano sia un fattore imprescindibile per il raggiungimento di obiettivi di risparmio energetico.
“Efficienza energetica” indica la capacità di riuscire a fare di più con meno, adottando le migliori tecnologie/tecniche disponibili sul mercato ed un comportamento consapevole e responsabile verso gli usi energetici.
La tecnologia e l’efficienza degli impianti sono quindi senz’altro importanti, ma da soli non bastano: il miglioramento della gestione degli impianti può portare a risparmi energetici annuali fino al 15-20%, a costi praticamente nulli. E’ il caso per esempio di tutti quegli edifici in cui gli ambienti sono riscaldati troppo, oppure degli impianti di climatizzazione o di ricircolo acqua calda sanitaria che funzionano continuamente senza periodiche attenuazioni o spegnimenti.
Certo questi cambiamenti, proprio perché coinvolgono le abitudini delle persone, non sono mai né facili né immediati da attuare. Si tratta di rivalorizzare buone e sane pratiche che nelle generazioni si sono talvolta un po’ perse, come quella di utilizzare idonei indumenti nella stagione invernale, piuttosto che regolare su temperature più elevate gli impianti di riscaldamento; analogo ragionamento vale nel caso del condizionamento estivo. Non sottovalutiamo infine il fatto che del miglioramento delle nostre abitudini di regolazione della temperatura degli ambienti ne gioverebbe, prima del portafoglio, la nostra salute, visto che un’elevata differenza di temperatura tra l’interno degli edifici abitati e l’esterno comporta, sia in estate che in inverno, sbalzi termici all’origine di molti “malesseri di stagione”.
La valutazione della possibilità di un uso più razionale dell’energia e della riduzione degli sprechi basato sulla modifica di abitudini comportamentali poco virtuose dovrebbe essere quindi, a mio parere, il punto di partenza di qualsiasi diagnosi energetica efficace, cui dovrà seguire l’analisi di interventi di tipo impiantistico da attuare successivamente ed in un preciso ordine (vedere a tal proposito questo mio breve articolo: Riqualificazione e diagnosi energetica degli edifici).
Proprio per l’importanza che attribuisco alla necessità che noi tutti ci evolviamo verso comportamenti e abitudini più responsabili, sobri e virtuosi anche nel campo energetico, dopo la pubblicazione dell’articolo Riscaldamento delle abitazioni: 10 regole base per il risparmio energetico, sono voluto tornare sullo stesso tema con altri consigli di carattere più generale per il risparmio energetico negli impianti di riscaldamento, raffrescamento e produzione di acqua calda sanitaria.
Senza ulteriori indugi li elenco, con qualche nota di approfondimento:
• Mantenere la temperatura dei locali a valori non superiori a 20°C in inverno (con impianti a pannelli radianti a pavimento, a parete o a soffitto la temperatura dell’aria può essere ulteriormente diminuita di circa 2°C a parità di condizioni di comfort), riducibili nel periodo notturno e nei locali non destinati alla permanenza diurna di persone (tipicamente le camere della “zone notte”), ricordando che l’incremento della temperatura ambiente di 1°C comporta un aumento dei consumi annuali di combustibile di circa il 7%. Analogamente nel caso estivo 26°C rappresentano una temperatura idonea, valori inferiori oltre che incrementare i consumi aumentano il rischio di ammalarsi per le elevate escursioni termiche nei giorni più caldi dell’anno;
• Riscaldare in inverno e raffrescare o deumidificare in estate esclusivamente i locali utilizzati;
• Ricordarsi che per ricambiare l’aria in caso di necessità sono sufficienti 5 minuti con le finestre bene aperte: tutto il tempo in più farà solo raffreddare (in inverno) o riscaldare e umidificare (in estate) gli ambienti con un conseguente aumento dei consumi necessari a riportare poi i livelli di temperatura e umidità a quelli impostati; in estate inoltre in condizioni di elevata umidità esterna le finestre aperte con l’impianto di raffrescamento attivo potrebbero causare formazione di condensa sulla superficie dei pavimenti freddi;
• In estate nel periodo notturno può essere conveniente aprire le finestre ma solo se la temperatura dell’aria esterna è inferiore a quella interna;
• Regolare l’impianto con temperatura di mandata più bassa possibile in inverno (60-65°C per i radiatori e 30-35°C per i pannelli radianti) e più alta possibile in estate (16-18°C con pannelli radianti), compatibilmente con il tipo di impianto e il suo dimensionamento, con conseguente aumento dei rendimenti sia dei generatori di calore a condensazione che delle pompe di calore;
• Fare in estate ampio uso delle schermature solari presenti (scuri esterni, tende ecc.) per ridurre l’apporto di energia per irraggiamento solare sulle superfici finestrate;
• Regolare la velocità dei circolatori dei generatori di calore a condensazione su velocità basse per aumentare il salto termico in caldaia che dovrà essere di almeno 15-20°C con impianti a radiatori per consentire un buon recupero di calore latente dai fumi (condensazione). Nel caso dei pannelli radianti il problema non si pone perché già la temperatura di mandata è sufficientemente bassa per garantire un buon funzionamento in condensazione. Nel caso delle pompe di calore invece il circolatore primario e quello secondario dovranno garantire salti termici analoghi, pari a circa 5°C, per non comportare blocchi della pompa di calore;
• Limitare la temperatura di accumulo dell’acqua calda sanitaria a non più di 40-45°C, salvo i periodici interventi della funzione anti legionella: in questo modo si riducono le dispersioni di calore del bollitore e si aumenta il rendimento del generatore di calore che scalda l’accumulo;
• Regolare il miscelatore termostatico sull’accumulo di acqua calda sanitaria, se presente, a circa 38-40°C, in questo modo vengono ridotte le dispersioni nella rete di distribuzione e di ricircolo (salvo periodici innalzamenti in funzione anti legionella);
• In presenza di un classico orologio che controlli la pompa di ricircolo acqua calda sanitaria limitare il più possibile gli orari di funzionamento: a mio parere possono essere sufficienti al massimo due o tre ore al giorno, per esempio tra le sette e le otto del mattino quando si usano i bagni, un’altra ora a metà giornata se si usa la cucina, un’ora la sera. Si tenga presente che una rete di ricircolo può essere molto estesa e che le relative dispersioni termiche possono comportare consumi affatto trascurabili;
• Modificare o progettare l’impianto di ricircolo acqua calda sanitaria asservendo il funzionamento della pompa di ricircolo alla pressione di un pulsante da posizionare nelle zone dei bagni o della cucina e collegando la pompa ad un timer che la disattivi dopo qualche minuto di funzionamento: in questo modo le perdite di calore ed i consumi elettrici sono senz’altro ridotti al minimo essendo vincolati all’effettivo utilizzo di acqua calda sanitaria;
• Pur essendo generalmente negli ambienti residenziali i consumi di energia per la produzione di ACS nettamente inferiori a quelli per il riscaldamento (salvo i nuovi edifici molto isolati in cui questo divario è ridotto), un utilizzo attento dell’acqua, evitandone sprechi, consente buoni risparmi sia idrici che energetici. A tal proposito si ricorda che l’utilizzo di riduttori di flusso su tutte le rubinetterie può comportare significative riduzioni dei consumi di acqua sanitaria e di conseguenza dell’energia utilizzata per la produzione di ACS, grazie alla riduzione della portata erogata fino a circa il 40%;
• Per un corretta deumidificazione di tutti i locali è necessario non lasciare chiuse per lunghi periodi le porte dei locali in cui siano presenti fonti di umidità (tra cui le persone);
• In presenza di pannelli solari termici disattivare la caldaia a gas nelle mezze stagioni e in estate, quando il solare termico può fornire un contributo importante di energia e l’eventuale pompa di calore opera con efficienze più elevate. In teoria il sistema di regolazione privilegia comunque il funzionamento dei pannelli solari, ma al lato pratico potrebbe capitare che in giornate nuvolose la sera parta la caldaia per riscaldare l’accumulo e il mattino, in caso di sole, i pannelli solari non vengano sfruttati al massimo perché l’accumulo è già stato riscaldato parzialmente la sera prima dalla caldaia;
Nel caso di impianti con pompe di calore (PDC):
• Spegnere l’impianto di riscaldamento nel periodo notturno, in questo modo si evita di far funzionare la pompa di calore di notte quando fuori fa freddo e la sua efficienza (COP) è più bassa. Si tenga presente che mentre una classica caldaia a condensazione a gas ha un rendimento quasi costante al variare della temperatura esterna, una pompa di calore che produce acqua a 35°C a parità di altre condizioni consuma circa il 60% in più di energia elettrica quando funziona con -7°C di temperatura esterna rispetto a quando la temperatura esterna è di +7°C.
In questo modo la PDC funzionerà per più tempo nel corso del giorno, dovendo ripristinare l’energia che le strutture dell’involucro edilizio hanno perso durante la notte, ma con efficienza superiore.
Relativamente al periodo di spegnimento: non ne esiste uno ottimale valido in tutti i casi. Se l’ideale, in termini di efficienza energetica, è che la PDC funzioni solo durante le ore più calde del giorno, al lato pratico la scelta dovrà tener conto del fatto che a pompa di calore spenta la temperatura interna degli ambienti locali diminuisce in funzione di molti fattori, primo tra tutti tra cui l’isolamento dell’involucro edilizio.
Si consideri però che:
– l’utilizzo di contratti di fornitura elettica con tariffe notturne (generalmente dalle ore 23 alle 7) molto basse potrebbe rendere conveniente, da un punto di vista meramente economico e non energetico, l’utilizzo notturno della PDC;
– generalmente un impianto in PDC non dovrebbe mai essere sovradimensionato, pertanto in pieno inverno, quando le dispersioni di calore sono massime, il recupero diurno anche di un solo grado di temperatura perso durante l’attenuazione notturna potrebbe richiedere parecchie ore di tempo.
La regolazione ottimale di un impiano, soprattutto se in pompa di calore, è quindi un tema molto legato al contesto, alle abitudini e alle attese del committente, ma si ricordi sempre che un elevato comfort abitativo, soprattutto nel caso di edifici non particolarmente isolati, comporta necessariamente consumi maggiori.
Concludo riportando, come spunto di approfondimento, questa interessante pubblicazione ENEA:
Autori vari, Ogni chilowattora conta – Rapporto per i cittadini sull’efficienza energetica, ENEA, 2012 (La trovate anche qui se il link sopra non dovesse più funzionare)
e, per chi fosse interessato ad un approccio di tipo etico al tema del risparmio energetico, questo documento, particolarmente importante quest’anno per la decima edizione dell’iniziativa e per la sua concomitanza con EXPO:
Messaggio per la 10ª Giornata per la custodia del creato – 1° settembre 2015 , “Un umano rinnovato, per abitare la terra”
Note di aggiornamento. Vedere anche gli articoli:
Risparmio idrico ed energetico con i riduttori di flusso (2017)
Non sprecare, realtà o utopia? Un esempio applicato al risparmio energetico (2016)
Raffrescamento estivo: 10 regole base per il risparmio energetico… senza rischi per la salute! (2016)
Riscaldamento delle abitazioni: 10 regole base per il risparmio energetico (2015)
Buone prassi comportamentali per il risparmio energetico negli impianti di climatizzazione (2015)
Altri articoli sui temi: