– A cura di Alessandro Mosele –
Scorci suggestivi, a contatto con una natura e un mare inattesi, hanno ispirato questo breve articolo e alcuni scatti fotografici. Una meta poco nota quella della Riserva Naturale Regionale Punta Aderci, particolarmente adatta agli amanti del silenzio e delle spiagge immerse nella natura.
Mi piace cominciare l’articolo con il proverbio Masai riportato anche sul sito della Riserva naturale:
“Trattiamo bene la terra su cui viviamo:
essa non ci è stata donata dai nostri padri, ma ci è stata prestata dai nostri figli”.
Situata nella parte più meridionale dell’Abruzzo, a pochi chilometri da Vasto (CH), la Riserva Regionale Punta Aderci è stata istituita nel 1998. L’area protetta è la prima Riserva nella fascia costiera in Abruzzo e nasce dall’esigenza di conciliare l’aspetto naturalistico dell’area con quello turistico. La Riserva ha una estensione di circa 285 ettari e va dalla spiaggia di Punta Penna, attigua al Porto di Vasto, alla foce fiume Sinello (confine con il comune di Casalbordino).
Nella Riserva il paesaggio agricolo è di tipo tradizionale, con ampi vigneti, oliveti e appezzamenti coltivati prevalentemente a graminacee. L’area di maggiore interesse naturalistico è costituita dalla spiaggia di Punta Penna: un anfiteatro marino che ospita numerose essenze vegetali tipiche. Il promontorio di Punta Aderci (26 m s.l.m.) caratterizza l’intera area offrendo una visuale a 360° su tutta la Riserva. In alcune cavità di Punta Aderci è possibile ammirare l’Halymenia floresia, considerata l’alga rossa più bella del Mediterraneo. Da Punta Aderci lo sguardo può spaziare sul Parco Nazionale della Maiella, del Gran Sasso – Laga e dei Sibillini: al tramonto, con buona visibilità, si può intravedere il Parco regionale del Conero.
Quello che colpisce è la perfetta simbiosi tra la terra e il mare, la bellezza che come d’incanto si trasmette dal mare cristallino alle sinuose colline appena arate e ai vigneti poco lontani dalla costa.
E’ incoraggiante vedere che esistono ancora persone che amano il creato e si sforzano, con fatica e sudore, di coltivarlo e custodirlo.
L’area della Riserva è percorsa per tutta la sua lunghezza da un panoramico percorso sterrato in quota (circa 20m s.l.m.) percorribile a piedi o in bici a partire dalla Marina di Casalbordino fino al Porto di Vasto – Punta Penna, lambendo tutte le più belle spiagge del territorio. Le bici si possono noleggiare contattando il Punto Informazioni della Riserva.
La lunga spiaggia di sabbia di Punta Penna, dalla quale si possono ammirare splendidi tramonti grazie al favorevole orientamento di questo tratto di costa, termina con la splendida spiaggia dei Libertini, sottostante la falesia del promontorio di Punta Aderci. Il mare particolarmente piatto mi ha dato una mano a valorizzare nelle foto l’acqua cristallina e la sabbia dorata. Le foto rendono una minima parte di quanto i miei occhi hanno potuto ammirare!
La spiaggia dei Libertini è accessibile sia dalla spiaggia di Punta Penna che attraverso il percorso ciclopedonale con partenza dal parcheggio e punto nolo bike.
Al promontorio di Punta Aderci e alla relativa spiaggia ci si arriva proseguendo la strada sterrata che porta alla spiaggia dei Libertini per circa 200 metri.
Qui su un cartello si legge:
“Non lasciare altro che l’impronta del tuo piede”
e la citazione:
“Per sempre me ne andrò per questi lidi,
Tra la sabbia e la schiuma del mare.
L’alta marea cancellerà le mie impronte,
E il vento disperderà la schiuma,
Ma il mare e la spiaggia dureranno in eterno”.
Kahlil Gibran, Sabbia e Schiuma
Nella piccola spiaggia di Punta Aderci, oltre ad una immancabile immersione, suggerisco una passeggiata sul bagnasciuga, che alterna tratti di ciotoli a sabbia ed a frammenti di conchiglie finissimi, fino agli scogli.
In una giornata ventosa si può avere la fortuna di osservare i gabbiani ispezionare la costa con maetosa eleganza, sfruttando le correnti d’aria senza quasi muovere le ali.
Dalla spiaggia di Punta Aderci, con il caratteristico trabocco, si prosegue per la lunga spiaggia di ciottoli di Mottagrossa.
Le origini dei trabocchi sono in parte ancora oscure. Pare comunque certo che la loro costruzione risalga all’VIII sec. d.C., quando contadini-pastori, non esperti di flutti e di barche, intuirono però che potevano integrare il loro raccolto agricolo, proiettandosi sul mare aperto con veri e proprio prolungamenti della terra, ovvero con palafitte piantate sugli scogli sottostanti. I trabocchi sono strane e complesse macchine da pesca, issate su palafitte e sorrette quasi miracolosamente da una ragnatela di cavi e assi. Non hanno una forma stabile, ma, nelle loro parti essenziali, consistono in piattaforme, composte da tavole e travi non completamente connesse, elevate su primitivi pilastri conficcati sul fondo del mare o su scogli, e congiunte alla vicina riva da esili passerelle. Dalle piattaforme si staccano le antenne, che sostengono le reti per mezzo di un complicato sistema di carrucole e funi.
“Proteso dagli scogli, simile ad un mostro in agguato, con i suoi cento arti, il trabocco aveva un aspetto formidabile”.
Gabriele D’Annunzio
Da questa spiaggia fino alla foce del fiume Sinello, inizia uno dei tratti di costa più solitari e di difficile accesso via terra dell’Adriatico centrale.
Sovrastante la spiaggia di Mottagrossa passa il percorso trekking / bike prima citato che in circa 4,5 chilometri, tra pinete sul mare, valloni e tratti di macchia mediterranea, porta al Lido di Casalbordino.
A circa metà del percorso un bivio porta con una breve, ma ripida salita a due distese di vitigni (Montepulciano e Pecorino) e attraverso un suggestivo percorso in mezzo a questi al Camping “Oasi di Punta Aderci”.
Questa struttura si integra molto bene nella riserva e nei periodi di bassa stagione è la meta ideale per chi cerca silenzio, immerso nei vigneti a due passi dal mare.
Dall’Oasi di Punta Aderci si può raggiungere a piedi in meno di un chilometro un tratto poco frequentato della spiaggia di Mottagrossa (la presenza di alcuni tratti ripidi richiede una certa attenzione); sulla destra si trova una fonte di acqua dolce e una vena di argilla, ottima per maschere e bagni… buon relax!
Non può mancare un cenno alla città di Vasto, che meriterebbe una visita diurna e una in orario serale.
La prima popolazione che abitò Vasto fù costituita, secondo la leggenda, da tribù provenienti dalla Dalmazia. Il primo nome, Histon, venne dato a Vasto da Diomede, il quale arrivò sul posto alla guida degli Illiri; Histon, infatti, ricordava il monte Histone di Corfù.
Verso il V secolo a.C. il sito fù occupato dai Frentani che potenziarono il primitivo approdo di Punta Penna.
Dopo la guerra sociale (91-88 a.C.) Histon divenne Histonium e fù elevata alla dignità di Municipio Romano e durante l’età imperiale acquisì potenza e prestigio.
Consultate il sito del Comune (sezione cultura e turismo) per informazioni sulla città e consigli sui luoghi più importanti da visitare (Palazzo D’Avalos, Castello CAldoresco, piazza Rossetti…).
Vale una visita la libreria “Pensieri belli” in piazza Pudente, di fianco alla Cattedrale S. Giuseppe. L’allestimento del negozio è davvero poetico.
E per finire una Cafona cotta in teglia alla pizzeria “Aux Fils du Chevalier” in Piazza San Pietro, dietro alla Cattedrale, con vista mare, o un piatto tipico negli altri numerosi ristoranti della città.
Alcune informazioni riportate nell’articolo sono state tratte dal sito ufficiale della riserva naturale http://www.puntaderci.it. Le foto sono state scattate tra fine agosto e inizio settembre 2015.