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Rumore e… bambini

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– A cura di Alessandro Mosele

Con piacere qualche tempo fa ho letto un articolo molto interessante sul tema inquinamento acustico – bambini in una seria rivista realizzata con il contributo dell’ACP (Associazione Culturale Pediatri). Lo riporto integralmente:
“Quando parliamo d’inquinamento siamo soliti pensare alle polveri sottili, ai pesticidi, ai combustibili. Il “rumore” ci sembra una problematica banale, facilmente risolvibile, con poche conseguenze. In realtà l’inquinamento acustico è un problema ben più serio, con ripercussioni importanti sull’ambiente e sulla salute delle persone ed in particolare dei bambini.
La legge italiana affrontato in maniera organica il problema con la “legge quadro” n. 477 del 26/10/1995, seguita da una serie di decreti applicativi.
Esistono fondamentalmente due forme di inquinamento acustico alle quali sono esposti i bambini e che dobbiamo conoscere per evitare possibili danni: le fonti di rumore ambientale (il traffico stradale, il rumore degli aerei in prossimità degli aeroporti, il traffico ferroviario) e le fonti di rumore volontarie, alle quali ci si espone per scelta (giocattoli rumorosi, musica ascoltata ad alto volume o in cuffia, ambienti molto rumorosi come sale cinematografiche o discoteche). E’ dimostrato scientificamente che l’esposizione al rumore determina danni all’orecchio intemo, che possono manifestarsi inizialmente con la comparsa di tinniti (l’impressione di sentire rumori tipo campanene o fischi), per poi trasformarsi in una reale riduzione dell’udito, dapprima reversibile, poi permanente. La soglia di rumore sopra la quale è considerato reale il rischio di danni all’udito è fissata a 80 decibel: riflettiamo sul fatto che i livelli medi di energia sonora che si raggiungono in una discoteca sono compresi tra i 90 e i 110 decibel, mentre nelle cuffie di un lettore MP3 si possono raggiungere i 120 decibel! E’ stato inoltre dimostrato che i danni all’orecchio causati da una esposizione acuta a un rumore molto intenso (come un’esplosione) possono ugualmente insorgere con l’esposizione cronica a rumori meno intensi (come l’ascolto della musica in cuffia). I danni causati dail’inquinamento acustico non si limitano però alla riduzione dell’udito in chi si ostina ad ascoltare musica “a palla”, come direbbero molti adolescenti (ma anche ragazzini di 8-10 anni): si è visto come anche in chi non ha subito danni all’udito l’inquinamento acustico possa essere responsabile di una riduzione delle capacità cognitive, in particolare riguardo alle capacità di lettura e alle capacità mnemoniche a breve e a lungo termine; in pratica alcune difficoltà scolastiche possono essere correlate al “disturbo” creato nelle aule da rumori esterni o interni (per la cattiva acustica degli edifici). Un classico esempio di una situazione simile è la presenza, in prossimità della scuola, di una strada molto trafficata: in questi casi può capitare che i danni si ripercuotano su intere classi e non sempre la causa viene scoperta facilmente. Anche in situazioni di “normalità” però si è ipotizzato che il rumore di fondo tipico delle nostre città vada a interferire con la salute mentale dei nostri bambini: uno studio effettuato nel Tirolo ha dimostrato che i bambini che abitano in una valle alpina, dove il rumore ambientale è molto più basso rispetto a quello di una città, presentano una riduzione di sintomi psicologici e un aumento relativo dello stato di benessere valutato dalle insegnanti rispetto ai “cugini di città”.
Ma un genitore praticamente cosa puo fare? Informarsi e formare. Una corretta informazione e la conoscenza di queste problematiche ci permette di intervenire nella nostra vita quotidiana, a partire dalla famiglia (tenere più basso il volume di stereo e TV, evitare o ridurre l’acquisto di giochi troppo rumorosi quando i nostri bambini sono piccoli, insegnare loro ad ascoltare la musica in cuffia per meno tempo e a volume più basso quando sono più grandi), per arrivare negli ambienti scolastici (gruppi di genitori infomati e sensibilizzati possono intervenire in casi di eccessiva rumorosità delle aule, chiedendo interventi all’amministrazione comunale e scolastica per ridurre l’esposizione al rumore dei propri bambini). Poi insegnamo ai bambini ad ascoltare il silenzio e a riscoprire i rumori della natura: i fruscii delle foglie, il ticchettare della pioggia, lo scroscio delle onde del mare… Insegnamogli che l’armonia non è volume e che la musica non è fracasso; riscopriamo il piacere di una passeggiata lontano dal traffico e di una serata con la televisione spenta, per abituarli a quello che sarà il nostro mondo possibile”.
G. Toffol – E. Uga, Un pediatra per amico, n. 4/2012.

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